“Voglio rivolgermi ai tanti che non solo presenti qui in seduta, ma che animano la piazza retrostante il Consiglio Regionale e voglio rivolgermi anche a coloro che ci seguono a distanza, a tutti i lucani, ma non solo a tutti i lucani, anche a coloro che in Italia vivono, perché animati dallo stesso sentimento nostro di partecipazione responsabile alla vita democratica del paese ed ognuna delle proprie regioni e più complessivamente dell’Italia, soprattutto in occasione di un tema, come quello dello Sblocca Italia. Il popolo lucano ci ha abituato a manifestazioni pacifiche, così come lo sono state le manifestazioni che sinora hanno condotto su questa discussione. Ci sono alcuni minuti che nell’introduzione del mio ragionamento vorrei che fossero seguiti con particolare attenzione. Ho chiesto e non da solo, al Governo nazionale di modificare profondamente l’articolo 38. L’ho fatto per il dibattito che c’è stato in Consiglio regionale, per gli incontri, le consultazioni che pure abbiamo avuto nelle settimane passate, nei giorni scorsi ed anche nelle ultime ore, tanto con chi ha animato democraticamente la protesta, e ha portato un grido di allarme ulteriore, costruttivo, proficuo alla discussione, tanto con i pezzi articolati organizzati in questa nostra società, non solo istituzionali e politici. Penso, per esempio, alla Conferenza Episcopale o alle Associazioni di settore. Penso ai Sindacati, penso alle forze dartoriali. Ho chiesto con tutti voi la modifica del 38 perché la Regione potesse riappropriarsi delle prerogative proprie, delle prerogative della propria terra, quelle che le sono dovute, non quelle che le sono concesse e per restituire ai nostri cittadini serenità, tranquillità, alle nostre istituzioni, ma più complessivamente alla nostra Basilicata, il diritto-dovere di poter determinare la visione entro cui collocare la propria speranza di futuro, non solo nella funzione di tutela di un territorio e della salute umana e dell’ambiente, ma l’ansia spesso disattesa, di sviluppo e di prospettiva, quella che ancora ad oggi non si è realizzata e che determina molta tensione, molta preoccupazione in ognuno di noi e grande disagio. Ho chiesto con voi queste modifiche, che sono sostanziali e sono anche certo che otterremo questo risultato. I primi di gennaio, se non dovessimo raccogliere questo risultato, il governo regionale, con altre Regioni che io mi sono permesso di ascoltare e con i Presidenti di queste Regioni ho potuto condividere un percorso, con le altre Regioni questo governo regionale, se ciò non dovesse accadere, impugnerà l’articolo 38. Ho fiducia molto in chi ci governa. Lo dico a prescindere dal colore politico, perché questa fiducia che il governo regionale, anche non l’attuale governo regionale, ha riposto nella interlocuzione istituzionale, anche quando a governare il nostro paese, negli anni passati, non era una forza di centrosinistra. E noi abbiamo dato atto, nel ruolo istituzionale garbato, risoluto, netto, severo, ma sempre leale e costruttivo, dei passi avanti che abbiamo nel passato registrato, delle battute di arresto, così come oggi noi nei confronti del governo attuale, che è sicuramente amico, per dirla con un termine forse improprio o comunque assonante al governo regionale e al suo Presidente, io penso debba mantenersi perché il compito delle istituzioni si antepone a qualsiasi altro sentimento, soprattutto quando c’è tempo per verificare l’efficacia di un dialogo e le ricadute. Io inizialmente ero scettico, l’ho manifestato anche a chi è venuto a trovarmi, a chi mi ha incontrato, ai ragazzi, al Movimento Studentesco, alle organizzazioni di settore. Ero scettico rispetto alla formulazione dell’articolo 38 e rispetto ad una tutela che la nostra regione comunque recuperava se in questa battaglia, esattamente nel decreto Sblocca Italia, quando il rilascio dell’autorizzazione unica è condizionata alla intesa con la Regione. Però non mi sono sottratto al confronto e ad ascoltare opinioni legittime più preoccupate, come la mia, ma anche un po’ più decise, come magari non era la mia. Guai a privarsi del confronto e guai a pensare che la ragione sia soltanto da una parte. La ragione spesso si ricerca in un confronto, in un incontro, a volte anche diverse. Mi sono anche documentato, ho provato a studiare, ho provato ad approfondire anche e a dotarmi di pareri, di chi di materia costituzionale ne mastica e io ho agli atti un parere del professor Caravita, che credo sia uno in Italia o in Europa tra i più accreditati e famosi costituzionalisti. Anche nel confronto che ho avuto in queste settimane e in questi giorni con il governo nazionale ho avuto modo di verificare la fondatezza di un parere sulla incostituzionalità particolarmente dell’articolo 1 bis dell’articolo 38. Io penso che proprio in questo senso la modifica di quell’articolo, che recupera in testa alla Conferenza Unificata e ad un ruolo particolarmente forte delle Regioni, anche singolarmente prese e più complessivamente del sistema istituzionale che va dai Comuni alle Regioni alle Province, all’interno della Conferenza Unificata, possa sostanzialmente recuperare quelle garanzie che merita questa nostra regione. L’articolo in discussione è l’1 bis quello che parla della pianificazione. Quello più pregnante, perché io non mi sogno di pensare minimamente di superare la capacità e anche l’autonomia, l’ascolto e la condivisione in una articolazione di pianificazione. E se io devo pensare che questa regione deve metter su un piano di estrazioni per luogo, per luoghi, per quantità, per modalità, per iter, io penso esattamente che questa pianificazione o passa attraverso una intesa vincolante con le Regioni, con la Regione nell’ambito della Conferenza di Pianificazione e nell’ambito della Conferenza Unificata o questa cosa non può passare. Io penso che il compito di una classe dirigente che governa questa Regione, e del suo Presidente, lo dico soprattutto ai più giovani, non è certo quello di animare soltanto lo scontro, ma è quello di trovare le soluzioni, anche quando le posizioni sono distanti ed è un compito arduo perché spesso non sei compreso, non sei capito e io comprendo di non essere capito e compreso. E’ difficile fare in un tempo come questo sintesi, E’ difficile provare ad accorciare un rapporto con la società, quindi un rapporto di prossimità quando questo rapporto negli ultimi sette o dieci anni in Italia ed anche in Basilicata si è incrinato fortemente e ha determinato il collasso nel gradiente di fiducia, nelle Istituzioni, nei partiti e nella politica. Il vero partito che vince è il partito di chi non vuole andare più al voto, anche in Basilicata è accaduto in occasione della mia elezione. Non è un segnale positivo e questo segnale negativo per parte ce lo siamo chiamato. Proprio perché noi abbiamo lamentato l’assenza di dialogo tra cittadino ed Istituzione politica, tra giovani e classe dirigente. Noi abbiamo bisogno di ritrovare in questa battaglia sacrosanta la bussola per cercare di avviare il dialogo serrato con il Governo per produrre i risultati voluti e per recuperare virtuosismo a questa nostra Regione. Se non c’è questo virtuosismo di ritorno che una classe dirigente responsabile a partire dal Consiglio e dal suo Presidente impugna l’articolo 38 e passa esattamente all’altra parte. Non certamente lo fa prima di aver dialogato con le Istituzioni. Questo è il nostro compito ed è quello che ci chiedono migliaia di giovani in Italia, non solo in Basilicata. Ce lo chiedono proprio perché c’è stata l’istanza, proprio perché non c’è stata capacità di proposta, di idea e proprio perché negli anni si è sedimentata una insoddisfazione che si tramuta esattamente a volte in proposta e a volte anche in non proposta. Io sono esattamente perché la proposta che viene da una protesta sacrosanta sia anche la mia. È una regione che ha piccoli numeri, ed ha anche un territorio troppo esteso forse per essere facilmente governato ha bisogno di cimentarsi con una competizione più ampia del proprio recinto. Faremmo torto alla nostra intelligenza se pensassimo che la nostra regione possa farcela soltanto da sé, così come è difficile o improbo pensare che l’Italia ce la faccia da sé. L’Italia è un quartiere o l’Europa è un quartiere della Cina. Immaginiamo quant’è piccola la Basilicata rispetto a questa dimensione che ormai è globale e che investe un’innovazione della politica delle Istituzioni, della società ed anche dell’aspetto finanziario ed economico che viaggia molto più velocemente di quella che noi possiamo esattamente affiancare in termini di velocità, nella capacità di cambiamento, di flessibilità. Io penso che la Basilicata ha le carte in regola per potersi giocare una prospettiva e ha le carte in regola esattamente per dire la propria come l’ha fatto nel passato e l’ha fatto con il Governo Berlusconi, l’ha fatto con il Governo Monti, l’ha fatto con il Governo Letta e lo farà ancora una volta con il Governo Renzi. Otterrà i propri risultati e se non li otterrà saprà far valere in sede costituzionale le proprie ragioni. Amare una regione significa caricarsi sulle spalle diffidenza, incredulità, invettive a volte anche ingiustificate. Io voglio rispettare la diversità ed il dissenso, ragionare e provare a governare quando gli altri non credono alla tua buona fede. Amare la propria terra significa comprendere in silenzio, nel rispetto degli altri, nel rispetto anche di chi è fuori ed individua l’avversario ed il nemico a mio giudizio ingiustamente. Sappiamo resistere, perché abbiamo la consapevolezza che il tempo è galantuomo ed è l’unica vera locomotiva di verità. Le menzogne in genere segnano odio e lacerazione sociale e non raccolgono consenso. Io voglio seminare con il Consiglio Regionale, con la delegazione parlamentare tutta, con il popolo lucano la cultura del lavoro e del dialogo libero, anche severo ed aspro, ma che costruisca un rapporto ed una prospettiva. Ci sono da considerare alcune cose: il contesto, la responsabilità di tutti, i ritorni che siamo riusciti ad ottenere in questo tempo, le risposte alla povertà, le risposte in prospettiva con l’IRES alla infrastrutturazione di questa regione, è un’ipotesi di Regione Smart, sostenibile che non vada assolutamente oltre quanto già statuito e pattuito nel 1998. Io non c’ero nel 1998 come probabilmente non c’era la maggior parte se non tutto questo Consiglio Regionale. Io penso esattamente che nel recupero di questa fiducia, di questo rapporto, anteponendo salute ed ambiente si possa lavorare con il Governo nazionale per correggere in profondità il 38, o altrimenti di impugnare il 38 i primi di gennaio”.