Sul bonus benzina si parli il linguaggio della verità
Autorevoli esponenti del Nuovo Centro Destra continuano ad alimentare in queste ore l’illusione che i patentati lucani incasseranno a breve 800 euro pro-capite, col risultato di incrementare di alcune migliaia di euro il reddito delle rispettive famiglie, posto che in ognuna di essa, secondo ottimistiche previsioni, vi sarebbero almeno quattro possessori di un permesso di guida.
Magari fosse così. Magari fosse davvero possibile ripartire tra i soli lucani il tesoretto accumulatosi dal 2011 in poi nel fondo unico nazionale, gestito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per il cosiddetto bonus carburanti. E magari tutti i lucani fossero davvero in possesso di una patente, quando è ben noto che essa è preclusa proprio alle fasce più deboli della società, a partire dai disabili e dagli anziani.
Io credo che ormai vi sia la generale consapevolezza che quel tesoretto sia di fatto ipotecato da almeno altre due regioni italiane (Veneto e Liguria) per effetto di una legge che il Governo dell’epoca non fu in grado di difendere da quella che si è rivelata, alla prova dei fatti, come una vera e propria azione politica di “rapina” messa a segno da settori leghisti del Nord.
Con i lucani dobbiamo utilizzare il linguaggio della verità, senza alimentare false speranze o illusorie attese di “ricchi” bonus familiari, dal momento che in assenza di una modifica legislativa della legge 99 del 2009 non meno del 50 per cento delle royalties attualmente confluite nel fondo unico nazionale per la riduzione del prezzo degli idrocarburi andrà ai patentati veneti e liguri. Anzi, peggio. Diverse decine di milioni di euro finiranno nelle casse di quelle Regioni e non ai cittadini, perché (val la pena ricordare) il decreto interministeriale emanato in attuazione dell’articolo 45 della 99/2009 prevede esplicitamente che ove mai il bonus pro-capite dovesse essere inferiore ai 30 euro (e in questo caso sarebbe inferiore a tale cifra), la somma complessivamente assegnata alle singole Regioni finirà nelle casse dell’Ente, senza alcun vincolo di utilizzo, col risultato teorico di alimentare, se mai, in quelle realtà, i costi della “casta” locale.
Ripeto, ai lucani va detto che il tesoretto di 230 milioni di euro che, con l’accredito dei fondi 2013, sarà disponibile a partire dal primo luglio prossimo, oggi è fortemente a rischio e può (anzi, io dico: deve) essere difeso in sede parlamentare attraverso la modifica dell’articolo 45 della 99/2009. Una modifica che, per quanto mi riguarda, caldeggerò a voce altissima in occasione del prossimo incontro con il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guido, rimarcando non solo l’opportunità, ma l’assoluta necessità di destinare le risorse della card carburanti a quanti oggi non hanno nemmeno i soldi per mangiare e non a chi, potendoselo permettere, può benissimo rinunciare ad un pieno di benzina. Quei 230 milioni, tanto più se riusciremo a sottrarli, come io auspico, dalle forche caudine del patto di stabilità, andranno utilizzati per operazioni di inclusione sociale, per finanziare gli ammortizzatori in deroga, per creare posti di lavoro e per risarcire, almeno in parte, gli alluvionati del Metapontino e le famiglie che a Montescaglioso hanno pagato un prezzo altissimo, con la perdita di vite umane, sull’altare delle ultime calamità atmosferiche. Sono certo che su questa linea riuscirò a ricompattare la stragrande maggioranza dei lucani. O almeno, ci proverò.