Le barzellette in campagna elettorale
Diceva Gino Bramieri, comico d’eccezione, che per fare una barzelletta ci vogliono due persone. Una brava a raccontarla e l’altra disposta a riderne. Bene, questo esempio mi ricorda che per fare una buona campagna elettorale ci vogliono due, o forse più persone. Almeno una che ritenga di avere un’idea valida e l’altra che sia pronta a confrontarsi per confutarla, rivederla, escluderla, proporre alternative.
Magari affermando il contrario, a volte alzando i toni, argomentando laddove proprio incazzandosi. Questo dovrebbe accadere tanto più quando queste ultime persone vanno sbandierando il loro essere contro, il loro avere idee opposte ed alternative.
Questo livello di dibattito, questo esaltare le diversità, serve ai cittadini. Serve alla campagna elettorale, la rende più interessante, esige chiarezza e controllo per tenere alta la qualità delle proposte politiche.
Beh, oggi purtroppo io non vedo questo, indispensabile, livello di confronto e di dibattito.
L’ho cercato nei confronti televisivi, sui social, per strada e nelle piazze ma ahimè difficilmente l’ho trovato.
Forse l’altro giorno dal palco del Don Bosco, teatro della trasmissione realizzata da La Nuova Tv, abbiamo sprecato un’occasione importante di confronto. Ed io vorrei dirvi a cuore aperto quello che mi sarei aspettato…
Un Movimento cinque stelle che vuole “ dare la terra ai giovani”, fingendo di non sapere che per loro non è certamente il settore ideale nel quale investire competenze e futuro. Almeno finchè non l’avremo innovata e resa appetibile.
Una Sel più concreta, che non basi la sua campagna solo su promesse irrealizzabili, come il reddito di cittadinanza per tutti, un provvedimento da centinaia di milioni. Non li abbiamo, dovremmo forse toglierli alla scuola? O dovremmo, sulla scia del semplicistico “otteniamo risorse riducendo gli sprechi”, mandare a casa quelle stesse famiglie che si dice di voler tutelare?
Un Partito Comunista che andasse oltre un “siamo comunisti e vogliamo mettere assieme studenti e lavoratori per ribellarci ai padroni”. Storia già sentita.
E poi, un centrodestra più incazzato, carico, propositivo. Nulla di tutto ciò, a parte la “buona idea” del reddito alle casalinghe. Me lo sarei aspettato più “rivoluzionario” di me, più avanzato, e non convinto di poter cambiare il futuro della regione “mettendo semplicemente a posto quattro strade”. Chi fa opposizione da anni, conosce quella Regione nel cui consiglio ha operato, ne conosce emergenze, ma anche richiesta di futuro. Per questo deve avanzare proposte realmente alternative, se vuole essere credibile.
E, a dirla tutta, anche io avrei potuto sfruttare meglio il mio tempo! Ma il dibattito è presto sfociato in derive inopportune e pure un po’ noiose.
Il mio timore è che, nello sbandierare i benefici dell’alternanza e della discontinuità, richieste senz’altro legittime, i miei competitor si ripieghino sull’essere “contro”. Contro di me, contro il centrosinistra, contro il petrolio, contro l’emigrazione sanitaria, contro gli sprechi. Sì, ma come? Come si sostanziano tutti questi contro? Liquidando come Pedicini la vicenda petrolio, in cambio di un’indefinita “Green Economy”?
Questo qualunquismo rischia di generare azioni deboli perchè non calendarizzabili, ideate senza conoscere uffici, programmi comunitari, risorse disponibili.
Io mi candido per rivoluzionare un sistema che conosco e che ho studiato, con proposte concrete e visione lunga. Ho divulgato il mio programma argomentandolo ed aprendolo ad un ulteriore confronto serrato. Credito alle aziende, incentivi per chi assume, riorganizzazione della PA, miglioramenti a infrastrutture e trasporti, idee per il piccolo commercio zonale e vecchi mestieri, progetti per ripopolare i vecchi borghi.
Ed è per realizzare tutto questo che il ruolo delle royalties, facendone oggetto di anticipazione finanziaria per gli anni futuri, diviene essenziale.
Ora la scelta spetta ai cittadini.