“L’amore sboccia tra persone, non tra sessi”.
“L’amore sboccia tra persone, non tra sessi”.
Era scritto su uno dei tanti cartelli sollevati in piazza, qualche giorno fa, per riconoscere i diritti civili.
Parole di verità che si fatica ancora ad accettare.
Parole che fanno il paio con quanto ci chiede l’Europa, e cioè di garantire il riconoscimento legale alle coppie dello stesso sesso, così come stabilito dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani e come accade nella maggior parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa.
Il voto sulla legge Cirinnà, che approda al Senato domani, non è solo un voto delicato per le resistenze interne alla maggioranza di governo e allo stesso Pd. Lo è soprattutto per quel dibattito aperto nella società civile che scatena ancora paure e resistenze.
Io credo che la coppia e la famiglia eterosessuale non debbano temere la felicità di altri uomini e di altre donne.
Credo davvero che l’unico discrimine sia la capacità o meno di amarsi, di saper amare ed educare dei bambini. Che sono figli anche se non li hai concepiti ma che hanno lo stesso diritto degli altri alla felicità.
Ecco perché votare la legge della senatrice democratica non significa soltanto colmare un gap legislativo che pone l’Italia fanalino di coda dell’Europa, ma cominciare e riconoscere la felicità altrui come un diritto da rispettare e tutelare.