Impugnativa decreto Mise: dichiarazione del presidente Pittella
“Voglio che i lucani sappiano che i primi difensori dei cittadini e dell’ambiente siamo noi. L’allarmismo o addirittura il terrore creato demagogicamente su questioni delicate come le estrazioni e i permessi di coltivazione non giovano a nessuno”
“La decisione della Regione Basilicata di impugnare dinanzi al Tar del Lazio il decreto emanato dal Ministero dello Sviluppo economico il 25 marzo scorso in attuazione della legge Sblocca Italia, ha un chiaro significato politico. Quello di rafforzare le garanzie contenute nell’articolo 38 della stessa legge, che a suo tempo ci indussero a non appellarci alla Corte Costituzionale, proprio perché ritenevamo che fossero state accolte dal Governo le nostre istanze”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Marcello Pittella nel corso del suo intervento in Consiglio Regionale.
“Approvando con alcune, decisive integrazioni proposte dalla maggioranza di centrosinistra la mozione proposta dai consiglieri Mollica e Romaniello, – ha aggiunto – abbiamo dato prova di uno spirito costruttivo che ha l’unico intento di difendere la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente.
Nel segnalare, all’interno del decreto del Mise, come puntualmente ha fatto il consigliere Santarsiero, quelli che, a nostro avviso, sono alcuni elementi poco chiari che rischiano di creare confusione in fase di attuazione dello Sblocca Italia, ci siamo posti in una linea di continuità con una posizione chiara e coerente contro le trivellazioni in mare e contro altre estrazioni in aree sensibili della nostra regione (come quella del Vulture, per esempio) che non rientrano negli accordi del 1998 e del 2006.
Voglio che i lucani sappiano che i primi difensori dei cittadini e dell’ambiente siamo noi. L’allarmismo o addirittura il terrore creato demagogicamente su questioni delicate come le estrazioni e i permessi di coltivazione non giovano a nessuno. Viceversa, è utile affrontare seriamente questioni delicate come queste e ricorrere, se necessario, alle sedi competenti per difendere le nostre prerogative e competenze”.