Inaugurazione Cattedra Maritain, il discorso di Marcello Pittella

“C’è bisogno di più Europa, di un’Europa unita nel Mediterraneo e verso il Mediterraneo. E c’è bisogno di riconoscerci come comunità capace di trasferire valori saldi senza immaginare che la contaminazione sia una minaccia.

È il pensiero che consegno e con il quale mi accompagno nel saluto deferente all’esimio Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Presidente, la sua presenza ci inorgoglisce ed accresce di profondità e di significato l’inaugurazione della cattedra Maritain e del corso “Pace e dialogo tra le Religioni e le Culture del Mediterraneo”, rafforzando il tratto distintivo di una regione che ha assunto la direzione di una cultura aperta e multietnica, pronta alle sfide che questo tempo ci consegna.

Il grande fermento della Basilicata che raccoglie e rilancia la sfida della cultura intesa quale ponte per il futuro si è nutrita e si nutre dell’azione strategica e lungimirante di eccellenze come Giampaolo D’Andrea, Capo di Gabinetto del Ministro Franceschini, Aurelia Sole, rettrice dell’Università di Basilicata, il Prof. Gennaro Curcio, segretario generale dell’Istituto Jacques Maritain, ai quali porgo un ossequioso saluto ed un ringraziamento per aver raccolto in uno alla Regione l’ambizioso traguardo odierno.

La Basilicata è regione del Sud, territorio cerniera tra le altre regioni, che guarda al Mediterraneo con responsabile attenzione, considerandolo bacino di opportunità e non solo luogo di crisi ed argomento sovente strumentale di divisione politica.

E la Basilicata guarda all’Europa come patria comune, preoccupata della sua evidente crisi identitaria e valoriale, dimentica del ruolo insostituibile nel percorso di costruzione di Pace e di sviluppo nel tempo dell’inconciliabile paradosso tra globale e rigurgiti nazionalistici.
C’è bisogno di un nuovo umanesimo, di rinnovare vincoli di vicinato e di solidarietà. Di recuperare l’umanesimo integrale di Maritain, alternativo all’integralismo che genera lutti e paure, inducendoci al contrario ad operare per una politica al servizio del bene comune.
Proprio Lei, Signor Presidente, più volte ci ha ricordato che la politica, nel suo essere servizio alla persona e alla sua dignità, deve battersi per l’affermazione dei nuovi diritti come quelli alla protezione sociale, all’educazione, alla tutela della salute, all’inclusione e al rispetto della disabilità, al giusto salario.  Noi, umilmente, la seguiamo e facciamo nostro il suo insegnamento.

E gli sforzi prodotti in questi ultimi anni, ci dicono che è possibile, non solo perché nella crescita complessiva del Paese, rispetto ai periodi di recessione, questa piccola regione mostra trend di crescita maggiori delle altre, perché riduce nel solo 2016 la povertà di 4 punti percentuali, perché aumenta la sua capacità occupazionale, perché il suo pil dopo anni di segno negativo segnala un’inversione in positivo, ma perche questa regione, resiliente, dimostra come la sua vocazione, il suo straordinario patrimonio culturale, storico, con i suoi mari, con i suoi parchi, con l’agro-alimentare di qualità, con Matera è riuscita e riesce ad agganciare il treno dello sviluppo e ad affermare la cultura dell’altro, l’equità sociale, una qualità della vita.
E sull’emergenza umanitaria ha dimostrato di non aver paura, nel rispetto della sostenibilità territoriale: sono circa 3000 i richiedenti asilo che accogliamo, nella forma della micro-accoglienza. Su 131 comuni ne partecipano 65 e quando iniziammo erano appena 10.
Proviamo a non chiuderci e ad essere propositivi: la velocizzazione delle istruttorie per il riconoscimento della protezione internazionale, le attività di formazione e lavoro utile dei migranti e della accoglienza diffusa con strutture di piccoli dimensioni ed appartamenti sono alcune delle proposte accolte ed inserite nei provvedimenti assunti giorni fa dal Governo. Ed è oggetto di nostri approfondimenti un progetto pilota per la creazione di un modello di accoglienza ed integrazione capace di abbattere paure xenofobe ed ansie razziste.
E non abbiamo chinato la testa dinanzi alla lotta al caporalato. Anzi, l’abbiamo condotta fino in fondo, smantellando i campi della vergogna di Boreano e soprattutto dimostrando che bisogna crederci per agire, ed avere coraggio per realizzare.
Signor Presidente, il nostro è un popolo determinato che vuol lasciarsi alle spalle la palude dei pavidi e che ha l’ambizione di far diventare questa Terra laboratorio di un pensiero utile ad una società cosmopolita.
Oggi, lei visita la città Capitale Europea della Cultura nel 2019; il 23 luglio del 1950 Alcide de Gasperi, compì identica visita, accompagnato dal giovane Sottosegretario all’Agricoltura, Emilio Colombo. Matera, in quel tempo, fu considerata vergogna nazionale e fu proprio Togliatti in un comizio a definirla tale. Sono passati 70 anni ed oggi Matera è orgoglio del Paese, anche grazie alla legge sui Sassi, che porta la firma di un europeista convinto e di un meridionalista autentico, nostro conterraneo con il quale lei ha avuto modo di condividere esperienze di governo: il compianto Emilio Colombo”.
Sento di chiederle, a nome di un popolo intero, di ritornare in Basilicata il prossimo anno e, con noi, di ricordare la figura s l’opera del compianto statista Lucano. Una società senza memoria non ha futuro.
La storia si scrive con il mutare degli avvenimenti ed ha bisogno della memoria per essere trasferita. Stiamo provando a scrivere la nostra, nella trinomia di passato, innovazione e sperimentazione, utilizzando le buone pratiche nell’ambizione di essere compartecipi del futuro di un Paese decisi ad abbandonare lo “scoraggiamento militante” per abbracciare quello del coraggioso riformismo”.

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