Il futuro dell’Italia dipende dalle scuole
“Tra dieci anni l’Italia sarà come l’avranno fatta le maestre, i maestri, gli insegnanti”. Una verità assoluta quella di cui parla il presidente Matteo Renzi a pochi giorni dal Consiglio dei Ministri di venerdì in cui intende presentare una riforma complessiva del sistema scolastico.
Il futuro dell’Italia dipende dal futuro delle nostre scuole. E la sfida educativa lanciata da Renzi e il piano del governo passeranno prima dall’apertura ad una grande consultazione popolare tra gli insegnanti, gli studenti, le famiglie, le istituzioni locali, i comitati di cittadini e le varie associazioni già a partire dai prossimi mesi per ragionare insieme sulle cose da fare. Il che rappresenta sicuramente un ottimo esempio di democrazia partecipata.
Un progetto di riforma che sovverte parecchie credenze. Gli insegnati non saranno più tutti uguali, livellati tendenzialmente verso il basso e dunque demotivati, dice Renzi. Che vuol dire premio al merito, anche in termini di retribuzione.
Servirà introdurre la formazione e l’aggiornamento, cambiare i programmi, con grande attenzione per l’informatica e l’inglese, fin dai primi anni di studio. Per la prima volta i soldi non verranno tagliati alla scuola, ma investiti nella scuola: un miliardo subito e poi altri fondi per l’edilizia scolastica.
Il Consiglio d’Europa del 30 agosto dedicherà al capitolo una attenzione prioritaria. E in quella sede l’Italia vuole presentarsi con i “compiti a casa” ben svolti.
Parola d’ordine sarà “tornare a credere nella scuola”. Tanto in Italia quanto in Basilicata. Dove ci attiveremo da subito soprattutto sul piano della formazione con la nuova legge 33, e con una programmazione innovativa e lungimirante dei fondi europei 2014-2020. Gli Stati Generali della scuola che si terranno la prima settimana di ottobre, aperti proprio soprattutto a docenti e studenti e fortemente voluti dal dipartimento formazione, saranno un’occasione preziosa per rimettere in moto un settore che è asset strategico per il futuro delle nostre generazioni.