Il mio ricordo di Nino Somma

A una settimana dalla scomparsa di Nino Somma, e nel giorno in cui i suoi cari lo ricordano a quanti gli vollero bene con una messa di suffragio, vorrei provare a recuperare, sul filo dei ricordi personali, il ruolo che egli ha avuto in Basilicata nei momenti d’oro, ma anche in quelli difficili, di una storia regionale caratterizzata, in questi ultimi cinquant’anni, da luci ed ombre.

A differenza di quanti, militando nella Democrazia Cristiana di Emilio Colombo, ebbero l’opportunità di condividere con lui una militanza politica negli stessi anni in cui la mia famiglia era impegnata su un fronte spesso antagonista, qual era quello socialista, io ho dovuto rinviare a periodi più recenti, anche per il tramite dei figli Michele e Francesco, il piacere di avvalermi della sua memoria storica per trarne indicazioni e suggerimenti, sempre di grande utilità.

Non spetta ovviamente a me – e per il ruolo che rivesto sarebbe sbagliato farlo – entrare nel merito di specifiche vicende aziendali, pure richiamate criticamente in queste ore da quanti evidentemente si ritengono parte lesa nell’ambito di procedimenti demandati al giudizio della storia, prima ancora che degli uomini.

Di una cosa però sono certo. E come Presidente della Regione, prima ancora che come persona vicina, in questo momento di dolore, alla moglie, ai figli e ai familiari che ne piangono la scomparsa, avverto il dovere di scriverlo con chiarezza.

Nino Somma è stato un protagonista, uno dei più autorevoli nel settore economico, in una Basilicata distrutta dalla guerra che nella seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso cominciava a risollevarsi, con grandi sforzi imprenditoriali ed enormi sacrifici umani.

Fondare, a soli 25 anni, la Ferriera di Potenza, una fabbrica ancora oggi operante, tra alti e bassi, alle porte del capoluogo di regione, che in dieci lustri ha dato lavoro a migliaia di persone, è stata solo la prima tappa di una lunga carriera imprenditoriale che tanto nel settore bancario quanto in quello dell’energia, dell’informatica e dello sport, ha visto Nino Somma assurgere a posizioni di indubbio prestigio dentro e fuori i confini lucani.

Ai giovani che, appena laureati, oggi si interrogano sul “che fare?” per costruire il proprio futuro, e che sempre più spesso sono tentati a farlo fuori dalla Basilicata, io credo vada segnalato l’esempio di Nino Somma. Un uomo che alla soglia degli 80 anni aveva ancora lo spirito e la voglia di fare di un giovane ventenne, pronto a confrontarsi alla pari con i tre figli che egli aveva messo nelle condizioni di crescere professionalmente con quell’autonomia che solo i grandi saggi, e Nino lo era, sanno generosamente riconoscere come patrimonio da trasmettere in eredità.

La sua scomparsa ci ha colto un po’ tutti di sorpresa. Qualcuno lo ha ricordato in questi giorni, richiamando il ruolo di sprone nei confronti della politica e degli amministratori che Somma ancora in questi anni svolgeva con l’autorevolezza da tutti riconosciutagli. E di cui purtroppo avvertiremo la mancanza. Ci sono uomini che non invecchiano mai. Nino era uno di questi. E i lucani che lo hanno conosciuto e stimato per quello che ha fatto lo ricorderanno sempre pieno di vita, protagonista di una straordinaria stagione di sviluppo di cui serberemo per sempre cara la memoria.