L’uomo della Rivoluzione
Se posso essere io l’uomo della rivoluzione democratica? Me lo chiedono per strada, nei comizi, al bar.“Marcè, ma che combini? Mò ti sei messo a fare il rivoluzionario?”
A volte me lo chiedo anch’io, rientrato a casa dopo ore trascorse a parlare, capire, discutere, approfondire.
Ho ancora da dire e da fare per la Basilicata? Ho ancora entusiasmo, nonostante le difficoltà e le critiche? Ho energie a sufficienza per essere quello contro, quello che cambia approccio, quello che decide e fa, costi quel che costi? Posso dare un contributo o la situazione è troppo complessa, i problemi troppo grandi, le emergenze troppo imprevedibili, i poteri troppo forti?
Molti di voi non mi conoscono da ragazzo.
Sono stato uno spirito irrequieto, nello sport e nella vita.
Ho deciso di fare il medico perché è un lavoro che richiede passione e responsabilità, e ti fa stare a contatto con le persone ogni giorno.
Poi, la politica.
Un amore intenso, folgorante. Entrare nelle maglie dei problemi, capire la macchina amministrativa, risolvere piccoli e grandi problemi, cercando nuove prospettive con lo sguardo oltre il quotidiano.
Sindaco, poi in Provincia, infine la Regione.
Ogni volta una sfida, prima quella elettorale, poi quella di riuscire ad interpretare i bisogni, ascoltare le persone e tradurre il tutto in azioni concrete.
Più di 10 anni in giro, sempre di corsa, sempre spalla a spalla con cittadini, amministratori. Sfidante, ma sfiancante.
Poca famiglia, poco tutto.
Sempre nel centrosinistra, spesso critico, continuamente impegnato a cercare di interpretare la realtà.
Con dodicimila preferenze non è facile per uno come me stare in panchina, ma l’ho fatto. Nonostante la mia irruenza, nonostante il mio bisogno quotidiano di nuove sfide. La politica, in democrazia, è anche questo. Volevo “segnare” a tutti i costi, ma intanto dovevo riscaldare i muscoli.
Poi l’esperienza, breve ma intensa, in Assessorato alle attività Produttive.
La prima volta, dopo anni, in cui riesco a concretizzare una vita politica in azioni forti e incisive sulla comunità regionale. Gli argomenti sono complessi, studio la notte, mi faccio consigliare da tanti. Mettiamo a segno alcune misure davvero innovative, snelle. Apprendistato, internazionalizzazione, credito d’imposta. Arrivano i risultati, posti di lavoro, stiamo incidendo davvero sulla vita delle persone in un momento così complesso. Le imprese ringraziano, qualcuno capisce che c’è uno spirito nuovo. Chiedo ai burocrati velocità, risposte alle imprese, procedure snelle, bandi chiari.
Ci siamo riusciti? Non lo so, ma siamo partiti.
La mia vita, il mio è tutto un percorso pieno di fossi, di ostacoli, a volte battute d’arresto, ma vissuto con grande entusiasmo e senza risparmiarmi neanche per un secondo.
E’ questa, se volete, la mia rivoluzione democratica.
Riconoscere il merito, premiare l’eccellenza, dare alle persone e alle imprese quello che chiedono da anni e non ottengono. La semplicità delle opportunità.
Se sono io l’uomo giusto per fare tutto questo?
A volte me lo chiedo anch’io, rientrato a casa dopo ore trascorse a parlare, capire, discutere, approfondire.
Ho ancora da dire e da fare per la Basilicata? Ho ancora entusiasmo, nonostante le difficoltà e le critiche? Ho energie a sufficienza per essere quello contro, quello che cambia approccio, quello che decide e fa, costi quel che costi? Posso dare un contributo o la situazione è troppo complessa, i problemi troppo grandi, le emergenze troppo imprevedibili, i poteri troppo forti?
Molti di voi non mi conoscono da ragazzo.
Sono stato uno spirito irrequieto, nello sport e nella vita.
Ho deciso di fare il medico perché è un lavoro che richiede passione e responsabilità, e ti fa stare a contatto con le persone ogni giorno.
Poi, la politica.
Un amore intenso, folgorante. Entrare nelle maglie dei problemi, capire la macchina amministrativa, risolvere piccoli e grandi problemi, cercando nuove prospettive con lo sguardo oltre il quotidiano.
Sindaco, poi in Provincia, infine la Regione.
Ogni volta una sfida, prima quella elettorale, poi quella di riuscire ad interpretare i bisogni, ascoltare le persone e tradurre il tutto in azioni concrete.
Più di 10 anni in giro, sempre di corsa, sempre spalla a spalla con cittadini, amministratori. Sfidante, ma sfiancante.
Poca famiglia, poco tutto.
Sempre nel centrosinistra, spesso critico, continuamente impegnato a cercare di interpretare la realtà.
Con dodicimila preferenze non è facile per uno come me stare in panchina, ma l’ho fatto. Nonostante la mia irruenza, nonostante il mio bisogno quotidiano di nuove sfide. La politica, in democrazia, è anche questo. Volevo “segnare” a tutti i costi, ma intanto dovevo riscaldare i muscoli.
Poi l’esperienza, breve ma intensa, in Assessorato alle attività Produttive.
La prima volta, dopo anni, in cui riesco a concretizzare una vita politica in azioni forti e incisive sulla comunità regionale. Gli argomenti sono complessi, studio la notte, mi faccio consigliare da tanti. Mettiamo a segno alcune misure davvero innovative, snelle. Apprendistato, internazionalizzazione, credito d’imposta. Arrivano i risultati, posti di lavoro, stiamo incidendo davvero sulla vita delle persone in un momento così complesso. Le imprese ringraziano, qualcuno capisce che c’è uno spirito nuovo. Chiedo ai burocrati velocità, risposte alle imprese, procedure snelle, bandi chiari.
Ci siamo riusciti? Non lo so, ma siamo partiti.
La mia vita, il mio è tutto un percorso pieno di fossi, di ostacoli, a volte battute d’arresto, ma vissuto con grande entusiasmo e senza risparmiarmi neanche per un secondo.
E’ questa, se volete, la mia rivoluzione democratica.
Riconoscere il merito, premiare l’eccellenza, dare alle persone e alle imprese quello che chiedono da anni e non ottengono. La semplicità delle opportunità.
Se sono io l’uomo giusto per fare tutto questo?